Kalymnos è un’autentica miniera d’oro per chi ama il climbing! Andare ad arrampicare a Kalymnos, per un appassionato di arrampicata, vuol dire mettere un piede in paradiso. Questa piccola isola greca, facente parte dell’arcipelago del Dodecaneso situata nelle vicinanze della costa occidentale della Turchia, prima di divenire un’importante mecca dell’arrampicata mondiale è sempre stata famosa in tutto l’Egeo come l’isola delle spugne.
Parte della popolazione vive ancora dell’attività legata alla pesca e alla lavorazione delle spugne ma, ogni anno sempre di più, il turismo sportivo, legato all’arrampicata, sta sostituendo quella che è stata per molti anni la primaria fonte di sostentamento per gli abitanti di questa isola fortunata.
Scoperta, quasi per caso, nel 1996 dal forte climber italiano Andrea di Bari, Kalymnos nel giro di pochi anni è diventata un vero e proprio “Luna Park” per moltissimi arrampicatori provenienti da tutto il mondo. Il tam tam del popolo verticale ha portato delle ripercussioni positive sull’economia e creato nuove opportunità di lavoro per gli abitanti dell’isola, proiettandola sempre di più come ambita meta turistica. A partire dagli anni 2000, Kalymnos si è riempita di centinaia e centinaia di scooter guidati da arrampicatori sognanti con gli occhi rivolti verso l’alto ad ammirare le fantastiche pareti calcaree di cui l’isola è ricchissima.
Attenti però perchè non è tutto oro quello che luccica, per taluni arrampicare a Kalymnos può comportare gravi controindicazioni:
- Si rischia di litigare con il proprio compagno. Le falesie sono tante, tantissime e tutte belle pertanto potrebbe risultare difficile metterti d’accordo con i tuoi amici sul dove andare a scalare soprattutto quando hai a disposizione solo sette miseri giorni…
- Ci si abitua troppo bene. I gradi morbidi, la roccia fantastica, i tiri ben chiodati, la mancanza di umidità potrebbero farti sentire per una volta più bravo di quello che sei! Le falesie più lontane sono comunque vicine e distano al massimo una ventina di minuti a piedi da dove hai lasciato il motorino. Non vi è nessun rischio di far ingrossare le gambe durante gli avvicinamenti!
- Si rischia di andare fuori strada con il motorino. Durante le scorribande in motorino in giro per l’isola guarda ogni tanto anche la strada e non solo le falesie!
- Umore pessimo una volta tornati a casa. Il pericolo più grande è quello di passare almeno un mese di depressione quando tornerai a casa. Le solite falesie vicino a casa ti sembreranno tutte un po’ più bruttine e meno interessanti del solito (Effetto Kalymnos)
Arrampicare a Kalymnos : la mia esperienza
Ve la ricordate la torrida estate del 2003? Si parlo di quella maledettissima estate quando si crepava di caldo anche a 3000 metri e quando tutto il continente europeo è stato preso d’assalto da una caldissima bolla d’aria africana e da nuvole di zanzare assetate di sangue per diversi mesi!
Era proprio giugno di quell’anno quando, insieme a Francesca, andai ad arrampicare a Kalymnos. Ricordo che passai una delle più belle settimane della mia vita, un vero e proprio viaggio di nozze passato tra le magnifiche rocce e nelle più belle baie dell’isola.
Nonostante il caldo torrido (punte di 40° durante il giorno) riuscii ad arrampicare a Kalymnos senza problemi sulle pareti non esposte al sole . Il clima era talmente secco e ventilato da non far rimpiangere nemmeno qualche bella falesia alpina. Sveglia decisamente sul presto, alle 05.30 circa, una veloce colazione e poi via capelli al vento con la corda sotto la sella del motorino, alla ricerca di una falesia in ombra dove arrampicare fino a mezzogiorno. Allora c’erano molte meno pareti attrezzate di adesso e la maggior parte di esse avevano un esposizione a sud – sud ovest: Odyssei, Coast Kitchen, Ahri, la Grande Grotta e altre, più piccole ma non meno interessanti, sono state le falesie che frequentai quei giorni. Mattinate indimenticabili trascorse a scalare, a volte in completa solitudine, annusando il profumo del mare onnipresente alle nostre spalle e guardando, dalle catene in cima alle vie, i gabbiani che liberi volano nel cielo sempre blu di quest’isola del Mediterraneo così prodiga di pareti. E poi i colori della roccia, appigli di ogni forma e dimensione e una varietà veramente impressionante di falesie con vie di ogni difficoltà e stili diversi. Un posto davvero incredibile: lunghe canne, impressionanti strapiombi da cui pendono curiose stalattiti, placche spaziali, protezioni sempre ottime con ottime catene alle soste. Tutto questo concentrato in pochi chilometri: che lusso!
Poi quando le ombre si assottigliavano e il sole cominciava a scottarci i talloni mollavamo tutto per un bel pranzetto di pesce in qualche chiosco sulla spiaggia. Si finiva con un paio di bicchieri dell’immancabile Ouzo (liquore all’anice locale) e dormitina di rito in spiaggia fino a tardo pomeriggio. Che vità !
Ma quello che mi stupì forse più di tutto, oltre alle rocce, sono stati i magici tramonti sulla vicina isola di Telendos. Di tramonti così penso di averne visti ben pochi in vita mia. Prima di cena era un lusso goderseli in sella allo scooter a petto nudo e senza casco abbracciato da Francesca. Che romantico!
Arrampicare a Kalymnos per me è stato questo ed altro ancora che non riesco a spiegare a parole.
Sono passati più di dieci anni da quella vacanza, qualcuno dei miei amici mi ha proposto di tornare ad arrampicare a Kalymnos, nell’isola delle spugne. Anche quando avrei potuto ho detto sempre di no forse per paura di trovarla diversa da allora oppure per timore delle tremende controindicazioni tipiche di questo magico luogo. Non ho ancora capito il perché ma tutte le volte mi succede di dire sempre di no…