La mia risposta al perché si va in montagna

Ami la montagna e da quando hai iniziato a frequentarla non hai saputo più smettere? Bene allora ti sarà forse capitato di dover rispondere alla domanda “perché vai in montagna?”. Quando la fanno a me mi mettono sempre in difficoltà.

Tutte le volte vorrei dire tante cose come niente. Alla fine qualcosa riesco a tirar fuori ma qualcosa di confuso che non corrisponde mai a quello che sento dentro e che vorrei dire veramente. Poi ci rido sopra e mi dico: pazienza se non sono riuscito ad esprimermi vorrà dire che andrà meglio la prossima volta… Poi quando mi ricapita nulla cambia…

Questa cosa del perché si va in montagna per alcuni sembrerà una sciocchezza ma per come sono fatto io è una domanda molto delicata che va dritta a colpire la mia intimità. E voi avete mai provato a farla ad un vostro amico o vi siete trovati mai nella posizione di dover rispondere?

perché si va in montagna

Certo ognuno di noi avrà una sua risposta ma anche no. Personalmente, facendo un primo esame superficiale  la risposta a questa domanda è sempre stata legata al diverso modo di vivere la montagna nel corso degli anni. Il mio perché si va in montagna dei 40 anni è diverso da quello dei 28 dei 25 dei 20 e dei 15 anni…Evoluzione? Certo, altrimenti molto probabilmente visto le fatiche, le notti insonni, la sete, la pioggia e il freddo avrei già mollato da tempo. Su questo non avrei proprio dubbi!

Mentre l’immobilità della montagna è scalfita solo dalla natura che si ripete ad ogni cambio di stagione, noi che siamo solo di passaggio abbiamo la possibilità viverla in modi diversi. Questa è forse la cosa che mi aiuta a mantenere vivo l’entusiasmo !

Ho iniziato a scoprire la montagna come escursionista per poi spostarmi più in alto sulle pareti, travolto dalla passione per l’arrampicata e dall’ammirazione per quei personaggi che hanno fatto la storia dell’alpinismo. Più grandicello ormai stufo dello sci da pista ho cominciato ad esplorare ed apprezzare la montagna anche in inverno fuori dai percorsi battuti quando ancora gli sci erano stretti come i legni delle tapparelle. Più tardi da pentito universitario qual’ero ho avuto modo di lavorare in montagna nel periodo estivo come aiuto gestore di un piccolo rifugio. La vita da rifugio mi piaceva ma mi serviva anche per pagarmi le trasferte in Sardegna, terra magica dove rimasi folgorato dalla bellezza di arrampicare a picco sul mare. Non più scorbutiche e fredde pareti, levatacce, temporali ecc… ma bella roccia da scalare in canottiera e pantaloncini corti e soprattutto senza zaino. E per l’acqua? Mi accontentavo della sempre insufficiente bottiglietta da mezzo dentro il marsupio…

perché si va in montagna

Ma per fortuna oltre alla montagna ci sono state anche le ragazze. Con quella giusta prima di mettere su famiglia ho camminato tanto, veramente tanto. Giorni e giorni di sentieri sempre diversi dormendo spesso nei bivacchi, nei rifugi o nelle casere.

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Nel frattempo gli sci si erano allargati e scendere fuori dalle piste era diventato più facile e divertente di prima. Allora perché passare proprio tutte le giornate a salire con le pelli? Meglio farsi aiutare da qualche impianto no? Qualcuno ha storto il naso ma chi se ne frega mi son detto! Io non mi riconosco nè come scialpinista e nemmeno come freerider ma voglio solo sentirmi libero di scegliere in base a quello che sento.

perché vai in montagna

 

E se poi un bel giorno se mi venisse la voglia di ripercorrere quei sentieri dietro casa che facevo con la bici da cross quando ero bambino, ben venga! Al diavolo corde, cordini, sci e scarponi e via di mountain bike! Bene anche quel giorno è arrivato!

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Ma poi chi ci riesce a fare sempre la stessa cosa? No finirei per annoiarmi! Nel mio caso è meglio fare un po’ di tutto e male piuttosto che una sola cosa bene!

L’altra sera mi è successa una cosa strana e simpatica: avendo ospiti a casa ero sceso giù in cantina per prendere una bottiglia di vino. A casa mia la bottiglia di vino si apre solo quando ci sono ospiti! Bene ho dovuto faticare parecchio per trovarla in mezzo ad un marasma di corde, sci, piccozze, scarponi, zaini, ramponi e attrezzatura varia.

Trovata la bottiglia di cabernet dietro ad un vecchio zaino, sono rimasto li fermo in silenzio per qualche minuto ad osservare quasi stupito le cose che riempiono la mia cantina e che centrano con la montagna. Ogni attrezzo o accessorio corrisponde ad un piccolo pezzo di vita e nello stesso tempo ad un diverso modo di vivere la montagna.

Prima di uscire dalla stanza e spegnere la luce ho riflettuto sul fatto che la mia cantina è sempre più piena ma non di vino…e che la mia vita tutto sommato assomiglia un po’ ad essa per il fatto che non sarebbe stata così piena senza la montagna.

Credo che la cosa bella dell’andare in montagna è che ognuno può trovare la sua dimensione cercando la sua strada per esprimersi al meglio. Attenzione non parlo di high performance o di salite estreme ma di come sentirsi bene facendo quello che veramente amiamo di più fare nel rispetto delle proprie motivazioni ed i propri limiti. Limiti che volenti o nolenti cambiano nel corso del tempo. Tutto questo lo possiamo sapere solo noi ascoltando attentamente il nostro cuore e il nostro corpo.

Azz sono il solito inguaribile romantico e perlopiù in ritardo! Con la bottiglia in mano sono salito veloce in cucina dagli amici che mi stavano aspettando con la consapevolezza che forse una risposta al perché si va in montagna ce l’avevo finalmente! Una risposta breve, chiara e senza dubbi: perché mi fa stare bene e mi aiuta a sentirmi vivo!

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