Tutte le mie cime, il mio libro preferito di Reinhold Messner

Tutte le mie cime è il titolo di un libro di Reinhold Messner con la copertina rossa che mio padre mi regalò come premio per gli esami di terza media. Ricordo che me lo consegnò dopo pranzo e che io mi rintanai nella mia stanza a leggerlo fino a quando mia madre mi chiamò per la cena.

In quelle 6 ore di lettura continua e quasi frenetica entrai ,come in un sogno, in un mondo di cime, ghiacciai, pareti e di viaggi in terre sconosciute. Quel pomeriggio c’era il sole ma io non desideravo altro che ammirare il mio nuovo libro da solo senza interferenze nella mia stanza.

Ero talmente preso a leggere i racconti di Reinhold Messner e a guardare le fotografie che non mi accorsi assolutamente del trascorrere del tempo.

Di libri di montagna ne ho letti moltissimi, ma nessuno mi ha fatto sognare ad occhi aperti come quello che ho letteralmente divorato quel pomeriggio.

In quel libro Reinhold Messner, riassume 30 anni della sua incredibile attività alpinistica, dal 1950, anno in cui ha salito il suo primo tremila a soli cinque anni, al 1980, anno della salita dell’Everest in solitaria. Attenti però, non si tratta di uno sterile elenco di centinaia di salite di altissimo livello ma di una descrizione appassionata di esperienze vissute salendo le più belle e difficili montagne del mondo. Il lettore viene, come in un vortice, catturato dalle paure, dai dubbi e dalle debolezze di un uomo che ha superato per primo alcuni limiti fisici e psichici allora ritenuti insuperabili.

Per almeno un paio d’anni quel libro è rimasto in prima linea appoggiato sopra il mio comodino, ogni sera rileggevo secondo la mia ispirazione parti di esso. Mi ricordo che dopo pochissimo tempo ero addirittura arrivato a conoscerne a memoria molti paragrafi.

Questo libro, è stato una cosa importante della mia vita, ha contribuito non poco alla nascita della mia passione per i monti. Ancora adesso, a distanza di quasi 30 anni, mi capita di sfogliare quasi con spiritualità le sue sgualcite pagine e di sorprendermi ancora appassionato a leggere questo libro.

Reinhold Messner

Vi lascio con le belle parole scritte da Reinhold Messner nel capitolo Scarponi di bambini in cui tanto mi sono identificato:

“Le Dolomiti erano allora per me non soltanto la mia patria, ma molto di più: il mio maniero di roccia, alto sopra le valli, simbolo della libertà da costrizioni, la riserva dei miei sogni. Là potevo evadere da ogni bruttura, potevo sfogarmi, là il mondo corrispondeva alle mie concezioni. Se nella mia giovinezza fui un idealista, lo ero soltanto in questo senso”.