Quella domenica mattina di novembre di qualche anno fa, pioveva a dirotto, il cielo era gonfio di pioggia e l’umidità avvolgeva ogni cosa. Ero a casa all’asciutto con la mia famiglia quando sentii un impellente bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe. Vista la pessima giornata mi infilai le scarpe da ginnastica per una corsa in montagna fino a Mezzomonte. Mi dissi: “Mi faccio una bella sudata così non sento la pioggia, bagnato su bagnato…”
Correre in montagna: si parte!
Ore 11.00 esco per la disperazione da casa sotto l’acqua, il percorso è quello classico che da Budoia per sentiero porta a Ciampore, appena sopra l’abitato di Dardago. Da lì una strada sterrata tagliafuoco conduce al piccolo e caratteristico paese di Mezzomonte, frazione del comune di Polcenigo (PN), che taglia con il suo manipolo di case la montagna proprio sopra casa mia. Quando, bagnato fradicio, arrivai alla meta la pioggia continuava a scendere ininterrottamente così, senza indugiare, girai subito i tacchi per tornarmene a casa da dove ero salito. Durante la salita non avevo incontrato nessuno lungo quella strada, solo tanta pioggia e umidità, ma il bello doveva ancora venire… A circa metà discesa, quando ormai stavo pregustandomi un bel bagno caldo, qualcuno, dietro ad un tornante, però c’era eccome ad aspettarmi.
Era un cacciatore con il fucile spianato proprio nella mia direzione!!!! Che paura! Il cuore mi rimbalzò più volte in gola, gesticolai con gli occhi sgranati e fortuna volle che non sparò. In quel frangente mi sono trovato proprio nel punto sbagliato nel momento sbagliato. A dire il vero quello sbagliato era pure lui, il cacciatore, ad essere lì a fare la posta con il fucile in mano in una strada forestale di passaggio ma questo ha ben poca importanza…Ci fu un diverbio e per poco non passammo alle mani ma, a parte questo, la cosa importante è che sono ancora qui a raccontarvi questa storia. In un misto di paura e rabbia ripresi la mia corsa verso casa con la consapevolezza di averla scampata bella e di essermi giocato in quell’occasione un bel bonus di fortuna. Mentre scendevo, sempre sotto la pioggia, pensavo ai pericoli e ai rischi che ho corso in montagna in tanti anni, ma il rischio di fare la fine di un fagiano impallinato da un cacciatore sinceramente mi mancava…
Quella volta riflettei intensamente su come è labile, a volte, quel filo sottile che separa la vita dalla morte. Quando ci si misura con la natura siamo noi i soli responsabili delle nostre scelte e possiamo, con la nostra preparazione e sensibilità, limitare anche di molto i rischi che dipendono da noi stessi. L’azione sconsiderata di altre persone, in qualsiasi contesto ci si trovi, è invece un pericolo molto più subdolo e imprevedibile di quello che si possa pensare!
Ripensando a quell’episodio, non riuscivo proprio a capacitarmi che, quando meno ce lo si aspetta, la nostra vita o la nostra morte possono essere affidate solamente ai capricci della Dea Bendata. E’ con questa consapevolezza che, bagnato dalla testa ai piedi, aprii la porta di casa particolarmente felice di rivedere ancora una volta la mia famiglia dopo quella corsa in montagna sotto la pioggia di una domenica qualunque.