Qualche giorno fa, approfittando di una di una fresca e bellissima mattinata, sono partito di buon ora da Heiligenblut, da solo, per raggiungere il Wangenitzseehutte, uno splendido rifugio con vista lago a 2500 metri lungo la romantica Wangenitztal.
Il Wangenitzseehutte lo conoscevo già, ci avevo dormito 3 anni fa in occasione di un trekking di un paio di giorni con la mia famiglia.
Quella volta lo raggiunsi dalla Debantal insieme a mia moglie con la mia piccina di appena due anni sulla schiena, ben sistemata nello zaino porta bimbo.
La salita lungo la verde e romantica Wangenitztal è lunga e si snoda lungo verdi pendii da dove scendono da ogni parte piccole cascatelle d’acqua. C’è da dire poi che, lungo i 1200 metri di dislivello di questo sentiero, è molto difficile mantenere un’andatura costante perché non è affatto facile resistere alla tentazione di riempirsi la bocca di grossi mirtilli e fresche fragoline di bosco!
Come spesso mi accade in posti del genere ho voluto prendermela con calma e gustarmi la salita senza alcuna fregola di raggiungere la meta al più presto.

La piccola baita dove vive in estate il vecchio dell’alpe
Arrivato a circa metà percorso, la mia attenzione è stata attirata da una piccola e graziosa baita tutta di legno adagiata su un’isola pianeggiante circondata da ripidi pendii. Fuori dalla casetta c’era un uomo visibilmente non più giovane con una lunga barba bianca stile nonno di Heidi. Ci siamo salutati con un cenno di capo e siamo rimasti entrambi in silenzio uno accanto all’altro per qualche minuto a guardare il magnifico panorama offerto da quel posto così lontano da tutto. Quando ho fatto per allontanarmi l’uomo mi guarda e mi dice: “Schöne Tag heute! (bel giorno oggi). Io rispondo: “Ja! Wunderbar..” Poi, dopo qualche secondo di silenzio, accenno qualche domanda con le solite poche parole in tedesco che conosco. Mi racconta che ha 73 anni e che passa ogni anno l’estate in quella casetta da solo a 2000 metri lontano da tutti e tutto. Poi prende un cannocchiale appeso alla porticina d’ingresso e mi spiega il nome delle cime delle montagne che chiudono la valle, restando un po’ stupito che molte le conosco già. Passo ancora qualche minuto con quel vecchio solitario. Lo vedo sereno, molto sereno e lo invidio un po’. Si vede che sta bene lì e non ha bisogno di altre cose per vivere a parte quell’umile casetta di legno, il piccolo torrente che le scorre di fianco e quelle montagne che chiudono il suo orizzonte e che lui conosce più di qualunque altro. La sua ricchezza, almeno per tre mesi all’anno, è tutto questo e ciò gli basta. Di tempo ne ha fin che ne vuole, chissà come lo passa quando fuori è brutto, chissà se ogni tanto avrà paura di essere solo, se qualcuno dei suoi figli lo andrà a trovare….
A vederlo sembra però tutto d’un pezzo l’uomo, duro e gentile come la natura che le sta attorno. Forse siamo noi che abbiamo bisogno di tante cose, spesso superflue, e magari non siamo nemmeno felici e tantomeno sereni. Mentre milioni di persone passeranno il ferragosto ad incazzarsi in coda lungo le autostrade, arrabattandosi per un panino all’autogrill, quel vecchio sarà ancora lì, nella sua umile baita nel posto dove l’ho conosciuto, con gli occhi pieni di meraviglia ammirando ancora quelle sue montagne baciate dal sole del mattino. Montagne che solo lui conosce così bene.
Buon Ferragosto
Foto di copertina: Wangenitzseehutte 2506 mt con l’omonimo lago.