Ho conosciuto la storia di Sara Grippo grazie ad un suo bellissimo video intitolato “Non è un sogno”. Un video di arrampicata diverso dai soliti, in cui non si parla di record e di difficoltà ma di vita e di voglia di vivere. La scalata intesa non solo come un semplice sport ma come appiglio per relegare in un angolino una brutta malattia che costringerebbe a letto la maggior parte delle persone.
Circa otto anni fa Sara ha scoperto di avere la nefrite cronica, una patologia che colpisce i reni e che la costringe a sottoporsi a dialisi (depurazione artificiale del sangue) tre volte alla settimana.
I dubbi e le paure ci sono eccome ma non si scoraggia e soprattutto non si vittimizza come sarebbe ovvio fare. Prende in mano la sua vita e continua ad arrampicare alla grande senza nessun alibi di comodo, godendo appieno delle cose semplici che la vita di ogni giorno è in grado di offrirle.
Una voglia di scalare e di vivere che merita di essere raccontata. Per questo ho pensato ad un intervista che vi caricherà a mille!
Intervista a Sara Grippo
Com’è nata la tu passione per l’arrampicata?
Ho iniziato a scalare quando avevo 18 anni…un mio amico che scalava mi disse di andare a provare con lui, solo che dove abitavo io non c’erano palestre artificiali anzi, ero circondata da falesie.. così la prima esperienza fu subito sulla roccia e mi ricordo ancora che quando arrivai in cima (ovviamente da seconda) guardai giù e pensai “e ora come faccio a scendere???!!”
Poco tempo dopo aprii una palestra artificiale vicino a casa e così la possibilità di scalare anche di sera dopo il lavoro, divertirmi con gli amici e fare un po’ di forza mi portò ad essere anche un po’ più sicura sulla roccia.
Come hai vissuto l’arrampicata prima e dopo la scoperta della malattia?
L’arrampicata è sempre stata per me la mia “migliore medicina”, quando scalo io sto proprio bene, mi sento presente nel momento e nessun turbamento mi tocca, perché sono concentrata sul movimento e mi svuota completamente la testa (un po’ come una meditazione). Io non sono forte, ci sono persone mooolto più forti di me!!! Ma per me la scalata è stato un modo per diventare forte in un senso più ampio … mi ha fatto scoprire che la forza per affrontare la vita alle volte può scaturire anche grazie a una passione, che per me è stata l’arrampicata ma che per altri può essere la corsa, la bici, il nuoto … l’importante è crederci e provare a scoprire quali sono i nostri limiti in modo da conoscersi meglio e scoprire veramente la nostra vera forza mentale, che è poi la vera base della forza fisica!!
Ho scoperto di avere questa malattia 8 anni fa, fui ricoverata in ospedale per due lunghi eterni mesi in cui mi salvarono la vita…appena uscita da lì mi sentivo davvero morta dentro, anche perché per me fu una cosa completamente inaspettata…ero debilitata fisicamente (mi ricordo che riuscivo a malapena a camminare) e psicologicamente…avevo un ansia perenne di non riuscire più a essere felice, non so perché, ma mi sembrava di essere come una fiamma spenta, mi guardavo allo specchio e non vedevo più luce nei miei occhi, non riuscivo a provare sensazioni di gioia e serenità… prendevo 16 pastiglie al giorno per contrastare il sistema immunitario, che stava distruggendo i miei reni e per alcuni mesi feci anche della chemioterapia via pastiglie, che mi fece perdere tanti miei ricci… ricordo con dolore questi momenti… mi stavo spegnendo e meno facevo (sia fisicamente che mentalmente) meno avrei fatto..per cinque anni feci questa terapia conservativa per tenere a bada la malattia.
Però purtroppo nel 2012 la malattia si aggravò di nuovo costringendomi ad entrare in dialisi tre volte a settimana … non me l’aspettavo, speravo che la malattia rimanesse sempre lì, ma che non si acutizzasse e così la sola idea di entrare in dialisi e vivere grazie a una macchina mi terrorizzò …avrei voluto scappare via lontano e poi mi rendevo conto che era una cosa dalla quale non potevo fuggire, era inevitabile e dovevo affrontarla per forza anche se ero spaventatissima… … mi venne fatta un operazione al braccio (fistola) legandomi un arteria a una vena in modo da ottenere un flusso maggiore per attaccarmi con gli aghi alla macchina dell’ emodialisi …i dottori mi dissero che non avrei più potuto scalare…
Aspettai un po’ di mesi, ma poi entrai in contatto con Giovannino Massari, super scalatore degli anni 90, anche lui all’epoca faceva dialisi… mi dette una carica enorme e mi disse che dovevo solo fare attenzione a proteggere il braccio in maniera da evitare di tagliarmi con la roccia e che avrei potuto tornare a scalare!!! Fu un sogno!!! Tornai a scalare e tornai ad avere questa passione dentro che mi fa’ avere i miei piccoli obbiettivi, che mi fa vibrare l’anima e che mi distoglie dalla realtà di questa malattia.
Qual è il rapporto con la tua malattia?
Io non mi sento malata, e questo credo che sia già un modo per vivere meglio. La vivo come se fosse la mia compagna di vita, non la temo e non la combatto, la rispetto e sembrerò strana ma mi ha dato tanto…alle volte pensiamo che solo le cose belle della vita ci possono fare bei regali, ma in realtà io dal dolore ho ricevuto tanto… la vedo come una maestra, un’insegnate spesso molto severa che però vuole formarmi, rendermi più forte e farmi capire che molto spesso i limiti siamo solo noi che ce li poniamo… nonostante tutto quello che mi ha tolto, alle volte penso che mi abbia più dato… mi ha insegnato davvero e non do più niente per scontato, mi sento più felice e apprezzo di più le piccole cose.
Dove trovi le forze per scalare nonostante le limitazioni derivanti dalla tua malattia?
Molto spesso quando esco dalle quattro ore di dialisi sono uno straccio perché il corpo e il cuore si affaticano…devo rilassarmi un oretta per abbassare il battito cardiaco e ripartire, certo molte volte sono veramente stanca ma poi se mi attivo capisco che alla fine le limitazioni sono molto mentali, come la stanchezza, quando poi sono a scalare tutto passa e mi sento VIVA!!! Non voglio usare la mia malattia come scusa, perché la farei diventare importante negativamente, nascondendomi poi dietro ad essa per qualsiasi cosa .
La cosa più importante per me è lo Yoga, che cerco di praticare sempre mattino e sera … mi ha dato e mi sta dando consapevolezza del mio corpo (la mia casa) e della mia mente e delle sue enormi potenzialità. Mi ha aiutato nella vita e nel superare momenti difficili attraverso la concentrazione e l’utilizzo del pensiero e della respirazione (le armi più forti che abbiamo)…
La cosa che patisco di più però è il non poter bere (posso bere solo mezzo litro di acqua al giorno, in cui sono compresi tutti i tipi di liquidi, anche the, caffè, frutta..) io ormai non faccio più pipì perché i miei reni non funzionano , quindi tutti i liquidi che bevo mi restano all’interno e li tolgo solo facendo la dialisi, quindi nel week end (che è l’intervallo di dialisi più lungo, perché sto dal venerdì al lunedì senza farla ) accumulo anche 4 kg e mezzo di peso dovuto all’acqua che purtroppo, non riuscendo a tenermi per la sete, bevo… cosi la domenica in falesia mi sento sempre pesante e affaticata, ma scalo lo stesso per il piacere di farlo, senza pormi grandi obbiettivi!
Come reagisci quando ti poni un obbiettivo in arrampicata che non riesci a raggiungere?
Anche io ho i miei piccoli obbiettivi, come tutti cerco di mettercela tutta e di realizzarli perché è come raggiungere una meta, ma se non riesco pazienza …. Purtroppo il mio allenamento non è sempre costante perché spesso ho degli intoppi dovuti a questo mio problema di salute, mi sono già rotta due volte le costole tossendo, perché ho preso per tanti anni il cortisone e quindi ho le ossa fragili, a gennaio mi si è bloccata la fistola nel braccio e mi hanno dovuto rioperare, mi è venuta già due volte la pericardite.. (si sono un po’ sfigata 😉 e quindi devo fermarmi per forza e non posso scalare … quando mi succedono queste cose ci rimango male perché (oltre al dolore fisico) mi dispiace non poter continuare ad arrampicare … ma ormai ci sono abituata e anche se devo stare ferma dei mesi poi pian piano ricomincio.
Falesia o boulder, arrampicata a vista o lavorato quale ti piace di più?
Preferisco la falesia, però quando scalo in palestra con gli amici mi diverto un sacco a fare boulder. Io non faccio grandi gradi, però se devo prendermi qualche soddisfazione in più preferisco il lavorato in modo da sentirmi più in confidenza con la via e andare di più al limite ….
Cosa ti piace di più e cosa ti piace di meno dell’ arrampicata?
La cosa che mi piace di più è stare all’ aria aperta con gli amici, in dei posti magnifici con dei panorami stupendi… infatti io dico sempre che noi scalatori siamo fortunati perché quando arriviamo in cima è un po’ come se volassimo e potessimo vedere dall’ alto il mondo e i problemi si fanno più piccoli…quando sono lassù il cuore mi si riempie di gioia!!
Quello che non mi piace sono le polemiche, le invidie e i dispetti…
Quale è il tuo motto nella vita?
NEVER GIVE UP!!!!
Non nascondo la soddisfazione di avere avuto Sara come ospite in questo articolo. Un bell’esempio per tutti su come reagire alle difficoltà della vita e non solo in parete.
Purtroppo mi è capitato di vedere in giro per le falesie, gente che non gode di cose semplici. Sempre troppe scuse, musi lunghi e imprecazioni perché un giorno fa troppo freddo o troppo caldo, non si è abbastanza allenati…. e ho udito addirittura bestemmie terribili esclamate a gran voce quando dopo l’ennesimo tentativo qualcuno non riusciva a chiudere un tiro. Di questi comportamenti un po’ mi dispiace…
Sorridere alle cose che non vanno per farle andare, lasciando correre senza prendersi troppo sul serio è la via d’uscita a tutto ciò. Un po’ come fa Sara con la sua malattia.
Chapeau Sara!
Guarda il video di Sara Grippo: NON E’ UN SOGNO