Oggi parliamo di Sleddog, una disciplina che ha antiche origini nei paesi del Grande Nord, assai poco conosciuta in Italia ma che è in grado di regalare emozioni straordinarie. Un modo di vivere la natura che ha come protagonisti l’uomo, il grande freddo e i cani!
A parlarcene con passione sarà Stefano Mini, un musher con un grande sogno nel cassetto: essere il primo italiano a partecipare alla Fjallraven Polar un’esclusiva gara-avventura di 300 km al Polo Nord! Pensate che l’anno scorso Stefano per lavorare come volontario (per 8 mesi) in un allevamento di cani da slitta di alto livello (uno degli unici 2 in Italia che fa buona figura a livello internazionale) lasciò perfino il suo lavoro! Vai Stefano!
Che cos’è lo sleddog?
“Sleddog” significa attaccare un certo numero di cani a una slitta, e fargliela tirare sulla neve o su terra con delle ruote. Avete presente Balto? Ecco proprio così!
Per secoli non è stato uno sport, ma l’unico mezzo di sopravvivenza delle popolazioni di Siberia e Alaska. Si è diffuso nel mondo occidentale a partire dalle popolazioni Inuit e Athabaska dell’Alaska, e fino alla seconda guerra mondiale è stato utilizzato come mezzo di trasporto. Ora, sopravvive solo come sport (ed è lo sport nazionale dell’Alaska, più seguito del football, calcio e qualsiasi altra cosa).
I cani da slitta
I protagonisti indiscussi dello sleddog sono i cani, che contrariamente a quello che pensano alcune persone non vengono maltrattati. Anzi, dopo aver visto in prima persona come vengono trattati i cani in un allevamento serio, sono convinto che vivano meglio qui che in una casa “normale”.
La voglia che ha un husky da lavoro di tirare la slitta è idescrivibile, e per i team più grossi servono 3-4 persone a tenere ferma la slitta alla partenza dalla voglia che hanno di correre. Per loro è un gioco, non un lavoro. E si divertono da matti.
Il cane da slitta è di gran lunga il miglior atleta fra i mammiferi conosciuti: con un po’ di allenamento può correre l’equivalente di 2-3 maratone al giorno tirando una slitta, anche per 10-15 giorni di seguito. A pieno regime, consuma qualcosa come 10.000 calorie al giorno e ha un metabolismo che può bruciare direttamente i grassi (al contrario dell’uomo che deve prima convertirli in zuccheri semplici).
Quindi, i cani da slitta sono a tutti gli effetti degli atleti e così vanno trattati. Quindi cure speciali, un’alimentazione calibrata al grammo, e un regime di allenamento studiato.
Il musher e i suoi compiti
Il musher, altrimenti detto “l’anello debole del team”, è l’uomo che sta sopra alla slitta.
Qui devo dissipare un preconcetto sbagliato: che il compito del musher è semplicemente quello di stare sulla slitta ed essere trasportato. Niente di più sbagliato.
Io mi considero discretamente sportivo. Non da olimpiadi, ma i miei 25 km di corsa e 50 di trekking me li faccio senza problemi. Tuttavia lo sleddog è una delle cose più faticose che abbia mai fatto in vita mia.
Da una parte, c’è la fatica fisica “diretta”: correre, spingere la slitta, camminare nella neve alta, ciaspolare davanti ai cani per aprire una pista e tenere l’equilibrio. Soprattutto sulle Alpi, ben diverse dalle sterminate pianure norvegesi, la sudata è assicurata.
Oltre a questo, c’è anche tutta la fatica “indiretta” che deriva dal dover accudire un team di cani. Un’escursione da due giorni implica la necessità di fermarsi la sera, togliere i cani dalla slitta, controllare il loro stato di salute e dar loro da mangiare. Queste operazioni prendono almeno un’ora, e vanno fatte prima di iniziare la routine da campo (tenda, cena, riposo). La mattina, stessa cosa. Nello sleddog, i bisogni dei cani vengono sempre prima di quelli dell’uomo.
Anche fuori dalla pista, lo sleddog richiede una dedizione costante. I cani non sono come una MTB, che può essere messa nello stanzino quando non la si usa. Un canile, per quanto piccolo, richiede manutenzione quotidiana (oltre al fatto che i cani devono mangiare almeno quelle 2 volte al giorno). Per questo lo sleddog è, a mio parere, uno degli sport che richiede più impegno, costanza e dedizione al mondo.
L’addestramento dei cani è un aspetto di fondamentale importanza. Al contrario di altri sport come l’equitazione, dove la persona può controllare l’animale con delle briglie, nello sleddog tutti i comandi sono vocali. Questo significa che un cane deve memorizzare una sfilza di istruzioni, fra cui:
- Gira a destra/sinistra/vai dritto (gee/haw/ahead)
- Accosta a destra/sinistra (in line gee / in line haw, oppure gee over / haw over)
- Torna indietro passando da destra/sinistra (come gee / come haw)
- Accelera/rallenta (hike/easy)
- Parti/fermati (okay/whoa)
- Tieni la linea dritta (a slitta ferma) (in line)
E queste sono appena le basi. Nella maggior parte dei casi, non serve nemmeno questo. Ad esempio ogni buon cane da slitta va dritto in ogni situazione, e se la slitta è ferma, rimane fermo in linea. Anche se passa un gatto ed è pieno di distrazioni in giro.
Per questo l’addestramento da sleddog è più difficile dell’agility (percorsi a ostacoli con cani). Gli addestratori d’agility hanno vita facile: lavorano con un cane alla volta, e c’è la “ricompensa diretta” del biscottino. Nello sleddog, un cane fa quello che dici tu perché si fida di te e perché che è il suo dovere. Punto. Chi ha mai avuto un cane sa che il concetto di “dovere” non è una cosa semplice da insegnare. Ma la sensazione di fiducia reciproca assoluta che si instaura con i tuoi cani, non è uguale a null’altro al mondo.
Per quanto la mia prospettiva non sia del tutto imparziale, tutti gli amanti delle escursioni, dell’avventura e della montagna dovrebbero provare lo sleddog almeno una volta nella vita, perché la natura viene vissuta non in solitaria o con altre persone, ma insieme al più antico amico dell’uomo: il cane. È davvero un’esperienza unica ed emozionante, parola di Stefano!
Dove provare lo Sleddog in Italia
Per chi fosse interessato a provare lo Sleddog sulle Alpi sono due i canili che mi sento di consigliare: Dog Sled Man in Valle d’Aosta, e Athabaska in Trentino.
Il mio sogno
Avrete potuto intuire che sono un grande appassionato di sleddog e di certo non lo nascondo. Quindi se vi è piaciuto leggermi, vorrei chiedervi un piccolo favore: per vincere la sponsorizzazione e partecipare alla Fjallraven Polar mi servono un sacco di voti su internet.
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Foto di copertina: Image credit theatlantic.com