Lo so già che nuoterò controcorrente ma questa volta voglio dire la mia senza peli sulla lingua riguardo ad un argomento “spinoso”: il rapporto tra incidenti da valanga e leoni da tastiera. Mi spiego: ogni volta che succede un incidente da valanga scatta il processo mediatico volto a criminalizzare senza pietà il sopravvissuto e gli amici del sopravvissuto. Anche se ci scappa il morto la cosa non cambia più di tanto.
Critiche, critiche e ancora critiche. Ma non è finita qui perché a queste seguono le consuete polemiche dirette a demonizzare tutti coloro che praticano scialpinismo, fuoripista, escursionismo invernale e via dicendo. I leoni da tastiera, dal loro divano di casa aspettano la notizia della valanga o in generale di qualsiasi incidente in montagna per intasare i social network di commenti davvero cattivi. Dall’alto della loro infallibilità assoluta, giudicano e sentenziano”senza conoscere” le scelte più o meno sbagliate degli altri avvalorando i soliti commenti del tipo: se la sono andata a cercare, sono solo dei cretini a cui piace rischiare, fate pagare una multa salatissima, arrestateli quei maledetti… Non continuo perché c’è anche di peggio.
Poi arrivano anche le critiche di chi in montagna magari ci va qualche volta. Spesso anche questi non perdono l’occasione di giudicare sostenendo che loro avrebbero fatto diversamente in base a schemi certi e predefiniti senza nessun dubbio o riserva. Ma siamo proprio sicuri che siamo tutti bravi oppure più semplicemente qualche volta ci è andata di culo e basta? La verità spaventosa è che nella maggior parte delle volte la “persona media” ha sfiorato l’incidente senza averne la minima consapevolezza, un po’ come aver superato indenni un campo minato.
E come se non bastasse ci sono quelli che la menano con il fatto che quelli del soccorso alpino, che stimo profondamente, rischiano la loro pelle per recuperare il recuperabile. Forse non sanno che gli stessi soccorritori (quasi sempre volontari) sono prima di tutto degli appassionati alpinisti e sci alpinisti che quando possono vanno in montagna per conto proprio ben consapevoli di non essere esenti da sbagli ed errori. Anzi ti dirò di più: alcuni amici sono entrati a far parte del soccorso proprio perché a loro volta sono stati tratti in salvo…
Ma la cosa che mi da più fastidio è questa: dopo un incidente da valanga i social network si riempiono di innumerevoli e pesanti critiche quasi per partito preso. Non ci vuole molto a capire che molte di queste provengono da persone che non capiscono una mazza di montagna e che magari fumano due pacchetti di sigarette al giorno, fanno sorpassi azzardati a 180 all’ora o ancora mollano gli sci sulla pista nei giorni affollati come se fossero in gara.
Insomma se ti piace sciare fuori dalle piste battute, almeno in Italia, rischi l’etichetta di criminale della peggiore razza!
A questo punto apro una piccola parentesi personale: mentre scrivo queste cose ho una voglia terribile di sciare! Causa un paio di infortuni proprio sugli sci dovrò aspettare il prossimo anno e la cosa mi pesa parecchio. In particolare lo sci fuori dalle piste battute è sempre stato per me un modo per sentirmi più vivo, libero e felice. In poche parole mi fa stare bene. Anzi dopo più trent’anni che lo faccio non mi sento fuori luogo ad affermare che è la cosa che mi piace fare di più al mondo. Mi devo sentire in colpa? Ho fatto forse male a qualcuno?
Quando vengo a conoscenza di qualsiasi incidente in montagna ci rimango sempre male ma preferisco stare zitto e non commentare perché non essendo stato lì mi sento l’ultima persona ad avere diritto di parola. Non posso pretendere di sapere come sono andate veramente le cose solo per il fatto di aver letto un comunicato! Questa mia considerazione è rafforzata dalla diffidenza verso un tipo di giornalismo amante del macabro e piuttosto superficiale che tende a spettacolarizzare invece di informare correttamente. In secondo luogo sopravvivere a volte è questione non solo di bravura ma anche di fortuna sopratutto se da anni bazzichi in certi posti e fai certe cose.
Ma allora come la mettiamo? Vedi della coerenza in tutto questo? Io no per niente. La verità a mio modo di vedere? Nessuno è infallibile e la sicurezza assoluta in montagna non esiste. Esiste però la possibilità di scegliere se esporsi o meno ad un pericolo più o meno consapevolmente come quello delle valanghe. Per far ciò non basta di certo partecipare ad un corso, ma occorrono anni di esperienza sul campo conditi da errori più o meno gravi, evidenti e meno evidenti.
La mente umana purtroppo tende pericolosamente a ricondurre tutto al verde o al rosso come si trattasse di un semaforo ma non è così soprattutto quando si parla di valanghe. Ma allora la vuoi sapere l’unica certezza? Se non vuoi rischiare niente non devi esporti al pericolo e l’unico modo è stare a casa, sempre. Ma a casa c’è il pericolo di non vivere le cose che per te sono importanti e magari non è detto che alla fine sia una buona scelta.
Ma chi sono io? Sicuramente non un’esperto ma uno sciatore curioso e appassionato che qualcosa ha rischiato e che continuerà a rischiare, spero sempre meno, con la consapevolezza che l’infallibilità abita solo le case dei leoni da tastiera.
Sciare in fresca? Per me è’ la cosa più figa nonostante tutto!
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