Il 23 Dicembre 2012, alle tre del pomeriggio, è nata mia figlia Silvia. Quando è venuta al mondo non ero, come tutti i papà, in ospedale e nemmeno a casa con la macchina già in moto pronto a partire per la sala parto. Ero a Sappada su una cascata di ghiaccio.
Gli ultimi mesi del 2012 sono stati mesi difficili per me, mesi di grandi cambiamenti. A novembre decisi di dare un taglio netto al mio passato lavorativo che aveva contraddistinto gli ultimi dieci anni della mia vita. E così lasciai di mia volontà un buon lavoro a tempo indeterminato che però non mi soddisfaceva più. Volevo cambiare vita e per questo avevo deciso di farla finita con l’ufficio. La scelta è stata radicale, improvvisa e forse ha sorpreso anche me. Una scelta apparentemente spregiudicata per alcuni e sicuramente non indolore per il sottoscritto.
A dicembre in piena crisi esistenziale decisi di frequentare un corso propedeutico per ammissione alle selezioni di Guida Alpina. Volevo trovare la mia strada nell’ambito della passione della mia vita: quella della montagna. Percorso, quello di Guida Alpina che decisi di non intraprendere dopo un’attenta analisi dell’impegno richiesto e delle mie motivazioni personali. Non ho invece abbandonato il mio sogno di riuscire un giorno a vivere della mia passione.
Fatto sta che quella domenica prima di Natale in cui è nata la mia seconda figlia era prevista un’esercitazione su cascate di ghiaccio a Sappada. A differenza dell’arrampicata su roccia, arrampicare su cascate di ghiaccio non mi ha mai attirato più di tanto e quindi volevo esserci per cercare di capire qualcosa di più su picozze, ramponi, chiodi da ghiaccio, progressione in piolet traction ecc.. nonostante, ahimè, i giorni fossero quelli buoni.
Era pomeriggio fatto, il sole illuminava ormai solo le cime delle montagne più alte quando, appena sceso da una cascata, un senso di pace e di tranquillità mi pervade d’improvviso. Mi siedo sulla neve sopra il mio zaino per non bagnarmi. Per la prima volta in tutto il giorno decido di telefonare a mia moglie per sapere come sta. In quel momento ho sentito dentro di me che mia figlia Silvia era già nata. Ho preso il telefono dalla patella del mio zaino ed ho chiamato. Dopo 10 lunghissimi secondi lei mi risponde e mi dice che è nata da pochi minuti, a me non vengono le parole e le dico solo brava! brava! bene! Mentre la mia sensazione di qualche minuto prima veniva confermata piangevo dalla gioia di nascosto. Subito dopo ricevo con gli occhi ancora lucidi i complimenti dei compagni di corso e dei due istruttori presenti quando tutto a d’un tratto mi rendo conto di essere stanco, anzi stanchissimo. La notte precedente non avevo chiuso occhio causa dubbi, paure e sensi di colpa nei confronti di mia moglie. Una volta scesi in paese, doverosa bicchierata con tutti e poi giù con il mio pandino giallo destinazione ospedale di Pordenone.
Dopo oltre due ore di viaggio finalmente parcheggio la macchina. L’ascensore è occupato, salgo veloce le scale e trovo mia moglie Francesca già a passeggio con il carrello con dentro la piccola Silvia. Sono felice anzi felicissimo! Tutto è andato bene e stanno entrambe benissimo. Poco dopo mia moglie viene chiamata per una visita. Accompagno allora le mie due donne nella loro stanza, prendo la bimba in braccio e mi distendo nel letto dell’ospedale per una mezz’oretta con i piedi di lato per non sporcare le coperte. Quasi mi addormento…
Finita la visita saluto Francesca e la mia nuova piccina ed esco dall’ospedale in uno stato comatoso. Fuori mi aspetta una nebbia pazzesca e nella confusione di sensazioni riesco addirittura a perdermi a Pordenone finendo in una stradina sterrata in zona Vallenoncello!!!! Morto dalla stanchezza, in qualche modo riesco a tornare a casa sano e salvo e a mettermi sotto le coperte.
Proprio il pomeriggio di Natale le mie due donne vengono dimesse dall’ospedale. Inutile dire che i festeggiamenti di tutti sono solo per loro e che, per una volta, i regali, il pranzo e i soliti discorsi sul cibo passano in secondo piano.
Che figata di Natale quello del 2012! Non lo dimenticherò mai!
A Silvia e a tutti voi lettori di il mountainrider dedico questa mia personale storia di Natale.
Fabrizio