Arrampicare a Dardago con Tiziano fino a tarda sera

Tiziano l’ho conosciuto in un pomeriggio d’estate del 1989. Eravamo entrambi freschi di corso roccia e passavamo quasi ogni pomeriggio ad arrampicare a Dardago presso la palestra di roccia che prende il nome dall’omonimo paese, situato ai piedi della Val di Croda. A quei tempi non erano poi in molti a frequentare quelle rocce e quindi fu abbastanza naturale fare amicizia con chi aveva la stessa voglia di arrampicare e la stessa passione di andar per crode.

Dardago

Io e Tiziano in Dolomiti nei primi anni 90

Allora, per raggiungere le rocce di San Tomè partivo da Budoia in bicicletta con in spalla il mio zaino nuovo di zecca. Me lo ricordo ancora il mio primo zaino: era un Cassin rosso con la patella blu e aveva due enormi tasche laterali. Tiziano arrivava subito dopo. Normalmente lo anticipavo sempre di un quarto d’ora. Mentre mi infilavo l’imbragatura lo sentivo da lontano avvicinarsi avvertendo il rumore sempre più forte del suo motorino che arrancava, gridando pietà, lungo il rettilineo della Val di Croda. Una volta spento il motore in pochi minuti mi raggiungeva alla base delle pareti con il suo immancabile sorriso. Tutte le volte capovolgeva il suo zaino grigio facendo fuoriuscire tutto il contenuto in una volta sola: moschettoni, cordini, scarpette, imbragatura, corda, borraccia, vestiti giacevano a terra disordinatamente in un intricato e variopinto groviglio. Da quando arrampico, questa curiosa tecnica di svuotamento dello zaino l’ho vista adottare solo da lui. Tutte le volte ridevo, non riuscivo proprio ad abituarmi a quel suo comportamento così fuori dagli schemi.

Cos’era per noi arrampicare a Dardago

Poi si iniziava a scalare e ognuno a modo suo, seguendo la propria ispirazione, cercava di salire in libera le vie che aveva in mente. Quella volta si arrampicava soprattutto presso il settore che oggi viene denominato, dai frequentatori di Dardago, la “Piccola”. Qui le vie sono brevi, ma con passaggi poco intuibili dove a volte è necessario qualche trucco per togliersi dagli impicci.

Scoprire i sistemi e i modi per superare i vari passaggi ci gasava moltissimo e creava una sana competizione tra noi due. Tiziano risolveva spesso molti passaggi già al primo tentativo poi però nel momento di salire la via rotpunkt, gli poteva capitare di sbagliarla perché non si ricordava già più quale era l’appiglio giusto da prendere, sebbene lo avesse individuato pochi giorni prima.

Io, sicuramente meno talentuoso di lui, possedevo però una memoria fotografica non comune tale da consentirmi di registrare le sequenze giuste per ogni via cosicché nei giorni di grazia potevo togliermi anch’io qualche soddisfazione. Ancora adesso a distanza di molti anni mi capita di sorprendermi di ricordare ancora a memoria alcuni singoli passaggi di certe vie di quegli anni.

Tra battute, scherzi e qualche voletto si arrampicava sempre fino all’imbrunire. Era allora che mio padre, giustamente preoccupato nel non vedermi rientrare, raggiungeva anch’egli la Val di Croda. Lo vedevo giù al tornante accanto alla sua macchina bianca, proprio sotto la palestra di roccia, mentre cercava in qualche modo di attirare la mia attenzione gridando la sua solita frase: “Muoviti pirla vieni giù che è tardi, non posso mica portarti lì anche la pasta!!!”

Tiziano allora esplodeva a ridere a crepapelle dicendomi che non si poteva più andare avanti così e che anche sua mamma ne aveva abbastanza di stare ogni santo giorno davanti ai fornelli fino alle 10.00 di sera. Il bello è che il giorno dopo andava in scena lo stesso film…..

Quell’estate non c’era verso, ogni pomeriggio si andava ad arrampicare a Dardago e le serate finivano sempre in quel modo!

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