Metafisica della qualità, un’arrampicata in Sardegna di qualità

Metafisica della qualità è una famosa via di arrampicata di più lunghezze che sale un bellissimo pilastro di roccia bianca e marrone a picco su un mare di color verde smeraldo dalle mille sfumature.

Questa via si trova lungo la costa Sud ovest della Sardegna e più precisamente sulla Scogliera di Porto Flavia, poco lontano dalla spiaggia di Masua.

Il laborioso attacco di Metafisica della qualità

Fino a metà degli anni 90 vi si poteva accedere, solo muniti di lampada frontale, tramite un lungo e laborioso percorso molto suggestivo all’interno di una vecchia miniera abbandonata. Dopo circa 20 minuti di cammino al buio dentro la miniera, si doveva scavalcare una piccola finestrella che dava accesso all’esterno su di una piattaforma di cemento. Da qui ci si calava fino a raggiungere la partenza del primo tiro che iniziava proprio dal mare. Questo particolare avvicinamento, unito alla bellezza della linea e alla posizione invidiabile di questa scogliera proprio a picco sul mare, mi ha da subito portato a considerare Metafisica una di quelle vie da fare assolutamente.

Quando volai in Sardegna per fare Metafisica della qualità era il 1998. L’ingresso della miniera era già stato chiuso dall’amministrazione comunale con delle grosse inferriate, in vista dell’imminente valorizzazione del sito a fini turistici. Ricordo che sia io che Franco, il mio compagno di scorribande di quella vacanza in terra sarda, rimanemmo molto delusi e parecchio indispettiti nel constatare che la via che doveva dare un senso a quella vacanza ci era stata negata. Passò qualche giorno e Metafisica della qualità divenne un vero e proprio tormentone di tutti i nostri discorsi fin quando una sera a cena decidemmo che l’indomani avremmo provato a raggiungere l’attacco di quella linea tanto sognata via mare. Per concretizzare l’idea la mattina dopo comprammo, con la scusa di far contenti i suoi due bambini, un piccolo canotto a due posti in un minimarket di Nebida. Quel giocattolo colorato che galleggiava ci sarebbe servito per trasportare il sottoscritto, non di certo un provetto nuotatore, e tutto il materiale di arrampicata, doverosamente riposto in un sacco nero della spazzatura per non farlo bagnare.

Metafisica della qualità

Metafisica della qualità: canotto, mare e arrampicata

Quel pomeriggio Franco, che fortunatamente vanta un passato di giocatore di pallanuoto, dovette impegnarsi non poco per percorrere, tirando il canotto, il tratto di mare che separava la nostra agognata scogliera, dove sale Metafisica della qualità, dalla spiaggia di Masua . Una volta arrivati a destinazione vi lascio solo immaginare gli equilibrismi per non far bagnare corde, imbrago e scarpette; non capita mica tutti i giorni di attaccare una via di arrampicata cercando di puntare il proprio piede contro la roccia alla ricerca disperata del primo appoggio utile per la scarpetta mentre l’altro è ancora, tutto tremolante, affossato dentro un canotto per bambini!!! Quel primo tiro di 6b+, fatto partendo praticamente dal mare, lo feci io e lo ricordo ancora come una delle cose più esclusive che ho fatto in vita mia. Non di certo per la difficoltà o la bellezza del tiro, comunque di buon livello, ma per la magia della situazione che si era venuta a creare. Inutile dire che la via piacque tantissimo ad entrambi, anche oltre le aspettative. Splendidi muri bianchi di roccia a piccole gocce si alternano a tratti un po’ più atletici con buchi più grandi ma più distanziati. Dalle soste poi lo sguardo viene catturato dal Pan di Zucchero, un caratteristico faraglione roccioso che emerge come un naufrago in mezzo ad un mare che sembra infinito . Man mano che proseguivamo verso l’alto il nostro canotto diventava sempre più piccolo, solo com’era in mezzo al mare tenuto legato da un sottile cordino al primo spit della via ormai vistosamente incrostato dalla salsedine marina.

Metafisica della qualità

L’ultimo tiro: uno stupendo spigolo arrotondato

Quando, dopo cinque bellissimi tiri, arrivammo alla fine dell’ultimo, uno spigolo arrotondato color marrone, iniziammo le doppie per tornare giù al canotto. Mentre scendevo lungo l’ultima doppia, vedendo che la corda finiva direttamente in mare, decisi per chiudere in bellezza di lasciarmi andare in acqua da un paio di metri, mollando le mani dal discensore, con tutto il materiale di arrampicata ancora appeso all’imbrago, sotto gli occhi stupiti del mio compagno che mi aspettava dentro il canotto. A quel punto anche lui si buttò in mare e festeggiammo così con un bel bagno la nostra Metafisica della qualità.