Come tracciare le vie di arrampicata indoor

Oggi voglio parlare di come tracciare le vie di arrampicata indoor. Un argomento su cui, al momento, c’è ben poco in internet nonostante stia a cuore a molti frequentatori delle sale di arrampicata al coperto. Per farlo in modo esauriente e con competenza ho chiesto aiuto a Gino Pavoni, un esperto tracciatore nazionale, grande appassionato di arrampicata sportiva nonché forte arrampicatore.

E’ innegabile che, con il diffondersi a partire dagli inizi degli anni 90 delle sale di arrampicata indoor, la figura del tracciatore assuma un’importanza fondamentale per assicurare il divertimento e la sicurezza di migliaia di climber di ogni livello che, ogni giorno, popolano le strutture artificiali. Queste strutture vengono utilizzate dagli arrampicatori con diverse finalità: per tenersi in forma, per la disputa delle competizioni di arrampicata o per allenarsi per esse. Le sale più importanti, infatti, contengono delle strutture che rispecchiano questa diversità di utilizzo.

Gino Pavoni ci spiega come tracciare le vie di arrampicata indoor

Per sapere tracciare bene una via occorre essere anche un forte arrampicatore?

Dipende dal livello degli utenti a cui sarà destinata la via da tracciare. Un bravo tracciatore deve assolutamente essere al corrente di quello che è il livello delle persone che poi arrampicheranno sulla via che verrà tracciata. Nel mio caso, come tracciatore nazionale, per quel che riguarda le competizioni, è richiesto saper gestire una via fino al 8b+ e blocchi fino al 7c. Diverso è il discorso per vie destinate alle gare di velocità (speed), specialità dove conta il tempo di salita su una parete di 10 o 15 metri, dove si deve creare un tracciato convalidato dalla Federazione Internazionale e dunque identico in tutte le gare del mondo.

Quale è il tuo approccio nel tracciare le vie di arrampicata per un pubblico amatoriale e per i garisti?

Nel primo caso, una volta individuata la difficoltà da ottenere, privilegio un tipo di tracciatura abbastanza omogenea dall’inizio alla fine. La gente cade per sfinimento e difficilmente perché non riesce a fare un passaggio! Diverso è tracciare per le competizioni dove cerco di tracciare una via in modo da stimolare e mettere in evidenza l’intelligenza motoria degli atleti. Quasi sempre, a parità di livello, vince colui che capisce come si fanno i passaggi. Ovviamente per entrambi i casi c’è differenza tra tracciare un boulder di pochi metri, dove è richiesto all’arrampicatore di dare il meglio di se in un breve spazio di tempo, e una via di arrampicata dove lo sforzo è diluito nel tempo (per le gare è previsto un tempo massimo per arrivare in catena).

Quali accortezze usi nello scegliere gli appigli da utilizzare per tracciare le vie di arrampicata?

Soprattutto per le gare lead, evito l’uso di di appigli troppo svasi che possano cambiare in fatto di grip con il susseguirsi dei vari atleti . Anche monoditi e biditi sono difficili da gestire in quanto potrebbero, a seconda della morfologia delle dita dell’atleta stesso, favorirne uno a discapito dell’altro. Curo inoltre il posizionamento degli appoggi che, a seconda della satura degli atleti, possono rendere un passaggio estremamente facile oppure estremamente difficile, a tal riguardo ricordo che l’apertura di braccia degli atleti non è per forza di cose legata alla statura dell’atleta stesso e quindi penso che la differenza possa essere fatta proprio dal posizionamento di un appoggio troppo lontano per gli atleti di bassa statura piuttosto che troppo vicino per gli atleti di alta statura.

Riguardo alle competizioni ci sono differenze sul modo di tracciare in Italia e all’estero?

tracciare le vie di arrampicata

Gino Pavoni

Si eccome. In Italia purtroppo si continua a tracciare in modo piuttosto prevedibile ed omologato a scapito dello spettacolo. Questa linea guida, seguita da molti tracciatori nazionali, fa si che nelle gare gli atleti stacchino il piede da terra sapendo già cosa li aspetta. Normalmente le vie sono tutte piuttosto decifrabili per i primi 2/3 poi l’intensità aumenta e quasi tutti quelli che cadono lo fanno sull’ultimo terzo di via. Questo può sembrare corretto per quel che riguarda una facile stesura della classifica però, alla luce dei fatti (atleti azzurri spariti dalle finali di coppa del mondo), non lo è perché in campo internazionale c’è la tendenza a tracciare passaggi difficili (sia interpretazione del passaggio sia pure di forza) già all’inizio della via. Questo è a mio avviso il motivo per cui in campo internazionale i nostri migliori atleti fanno molta fatica a rivaleggiare, nonostante delle grandi potenzialità, con gli atleti delle altre nazioni. Se non si farà qualcosa presto, cambiando la linea guida sul modo di tracciare in Italia, ed alcuni nuovi giovani tracciatori già lo fanno, questo gap è destinato purtroppo solo ad aumentare.

Quando ti pare di aver tracciato una bella via?

Quando vedo che chi ci arrampica sopra riesce a dare il massimo. Personalmente cerco sempre di riprodurre il mio background maturato dalle tante salite su vie di roccia naturale su quelle che poi devo tracciare sulle pareti artificiali.

Come è cambiato il modo di tracciare le vie di arrampicata dalla nascita delle prime sale ad oggi ?

Anche le vie di arrampicata indoor hanno seguito il cambiamento di stile che è avvenuto sul naturale. Mentre agli inizi si tracciava riproducendo i movimenti che si trovavano in placca successivamente, con il sopravvento dello strapiombo, anche il modo di tracciare si è uniformato a questa tendenza proponendo di fatto un’arrampicata decisamente più atletica favorita anche dalle nuove strutture sempre più strapiombanti. C’è poi da dire che oggi, rispetto a venti anni fa, chi si appresta a tracciare una via dispone di una grande varietà di appigli di ogni forma e dimensione e quindi ha la possibilità di proporre soluzioni molto diverse. Recentemente gli appigli in poliuretano stanno piano piano sostituendo quelli in vetroresina, più pesanti da trasportare, più facili da rompere e meno adattabili alle superfici irregolari tipo pance e curve in genere.

Tracciare le vie come tutte le attività che si svolgono in altezza è un lavoro potenzialmente pericoloso. Quali sono gli accorgimenti da prendere per tutelare la propria sicurezza?

Solitamente si traccia risalendo (con attrezzi adatti) una corda fissata in alto su due punti e passata su tutti i rinvii presenti sulla linea da tracciare. Quasi tutte le sale di un certo livello hanno il trabattello, un cestino collegato ad un camioncino come quelli che si usano per il taglio degli alberi. In questo caso lavoro con la corda dall’alto alla quale mi assicuro rimanendo assicurato anche al cestino del trabattello.

C’è un consiglio che ti senti di dare a chi fosse interessato a imparare a tracciare le vie di arrampicata indoor?

Penso non ci sia poi molto da inventare, la cosa migliore è rifarsi al proprio bagaglio motorio formato nel tempo avendo arrampicato tanto e negli stili più differenti.

Non ci resta quindi che sapere come si diventa tracciatori. Ce lo spieghi brevemente?

Per diventare tracciatori occorre frequentare appositi corsi organizzati dalla FASI che si articolano su tre livelli successivi che danno abilitazioni crescenti e che richiedono via via un livello di preparazione più elevato:

  • 1° livello: corso regionale per Tracciatore societario. Durata 4 giorni (32 ore di formazione + 20 ore di tirocinio).
  • 2° livello: corso nazionale per Tracciatore regionale. Durata 5 giorni (40 ore di formazione + 24 ore tirocinio).
  • 3° livello: corso nazionale per Tracciatore nazionale (Lead/Speed e/o Boulder). Durata 2 giorni ciascuno (16 ore di formazione + tirocinio come assistenza ad un tracciatore di livello superiore in occasione di almeno 2 gare nazionali).

Per avere maggiori informazioni sulle abilitazioni e i criteri di ammissione dei diversi corsi visita il sito ufficiale F.A.S.I.

Poi c’è il Tracciatore internazionale che è una figura tecnico operativa nel campo internazionale. Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale

Gino Pavoni In pillole

tracciare le vie di arrampicata

Gino su Corrida 8c Misja-SLO

Gino Pavoni nato a Tolmezzo (UD) il 03.08.1965. Tracciatore nazionale e istruttore d’arrampicata della FASI. Per quel che riguarda l’arrampicata sportiva ha all’attivo circa 500 vie dall’8a in su in tutta Europa e negli U.S. di cui 8 vie di 8c e una ventina di 8b+. Sui blocchi ha salito alcuni 7c+fb ed un 8a trav.fb. Gino dichiara che far blocchi per lui è sempre stato puro divertimento senza mai andare alla ricerca del grado ma solo della bellezza della linea; sulle vie a volte è stata proprio la difficoltà più che la linea di per se a farlo intestardire.

Gino collabora con la ditta S.C.A.R.P.A., che gli fornisce il materiale,  in qualità di testimonial da diversi anni.

 

 

Foto Gallery di Gino

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