I pericoli della montagna invernale

Oggi voglio parlare dei pericoli della montagna e più precisamente di quelli che interessano tutti coloro che amano frequentare la montagna innevata. Mi rivolgo cioè agli sci alpinisti, ai freerider, ai ciaspolatori ma anche ai semplici escursionisti che occasionalmente frequentano le montagne durante la stagione fredda.

Andare in montagna in inverno, fuori dai percorsi battuti, è sicuramente molto affascinante ma anche rischioso soprattutto per chi non ha consapevolezza  delle insidie che si possono presentare.

Partendo dal presupposto che non si è mai abbastanza esperti per saper riconoscere con matematica certezza  le potenziali situazioni di pericolo, posso affermare che occorrono anni di esperienza per acquisire una buona conoscenza della montagna invernale. Una conoscenza che risiede innanzitutto nello sviluppo di una sensibilità oserei dire quasi animalesca riguardo a tutto ciò che ci sta attorno e soprattutto sotto ai piedi. Questa sensibilità di vedere, ascoltare e percepire il rischio permette di riconoscere le condizioni di pericolo nel modo più oggettivo possibile evitando anche di ingigantirle quando non sussistono. Spesso la cattiva informazione su alcuni giornali non specialistici, unita alle credenze sbagliatissime di cui è pieno il mondo,  contribuisce a creare nell’immaginario di molta gente una non corretta  rappresentazione della realtà.

Andiamo quindi a scoprire quali sono i pericoli della montagna invernale

I pericoli della montagna invernale si suddividono in due categorie, quelli soggettivi e quelli oggettivi

I pericoli soggettivi riguardano il comportamento sbagliato dell’uomo nei confronti della montagna e sono riconducibili ad errori di valutazione e a deficienze psicofisiche. Quelli oggettivi non dipendono da errori umani ma bensì dalle leggi naturali che caratterizzano la montagna nella sua veste invernale.

I principali pericoli della montagna di tipo soggettivo:

  • Allenamento inadeguato. L’allenamento deve essere il più possibile adeguato a quello che andremo a fare. Una buona efficienza fisica è la base per riuscire a mantenersi lucidi e presenti durante le nostre uscite. L’allenamento poi favorisce la fiducia nelle nostre capacità permettendo, in caso di imprevisto, di avere un buon margine di sicurezza anche nei momenti più difficili.
  • Attrezzatura ed abbigliamento inadeguato. A casa, prima ancora di partire per la montagna, occorre fare una meticolosa e precisa valutazione su ciò che potrà servire e ciò che invece è inutile. Periodicamente anche l’attrezzatura e l’abbigliamento vanno controllati ed eventualmente sostituiti se vi sono segni evidenti di usura.
  • Capacità tecnica inadeguata. La gita, l’escursione, la salita deve essere commisurata alla reale capacità tecnica propria e dei propri compagni.
  • Disattenzione. Pericolo da non sottovalutare, spesso è causa di incidenti anche gravi durante la discese o nei momenti di calo di tensione. Normalmente nelle situazioni difficili la concentrazione è a livelli massimi ma tende a calare quando si è sul facile. E’ bene sempre ricordare che a volte basta anche una banale scivolata su sentiero un po’ esposto per delle conseguenze anche gravi.

 I principali pericoli della montagna invernale di tipo oggettivo:

  • Valanghe. Le valanghe sono la principale insidia per chi si muove su terreno innevato fuori dai percorsi battuti. Tutti i pendii sopra i 30° fuori dal bosco fitto sono potenzialmente pericolosi. A volte non basta sapere a memoria il bollettino neve-valanghe ed avere con se e sapere usare l’ARVA ma occorre avere il coraggio e la saggezza, in presenza di situazioni dubbie, anche di tornare indietro. Il bollettino ci fornisce delle indicazioni generali che ci serviranno a decidere a casa se andare o meno a fare una determinata gita o salita ma poi l’analisi delle condizioni deve essere fatta sul posto e durante tutta l’uscita. Già nel corso di una gita di media lunghezza (es. la classica gita di sci alpinismo di 1000 mt s.m.l.)  le condizioni della neve e del conseguente pericolo di valanghe  possono variare anche non di poco. Questo perché sono molteplici i  fattori che negativamente o positivamente incidono sul grado di pericolo. La quantità di neve fresca presente, il vento, la temperatura, l’inclinazione del pendio, la struttura degli strati che compongono il manto nevoso sono variabili da tenere sempre in considerazione da parte di chi si avventura in inverno fuori dai percorsi battuti.
  • Caduta di pietre. Le scariche di pietre possono essere provocate dall’azione di gelo e disgelo, dal vento, e da aumenti repentini della temperatura. E’ buona norma evitare i canaloni racchiusi tra le rocce nelle ore più calde della giornata o comunque nel caso di temperature particolarmente miti perché sono i naturali corridoi delle pietre che si staccano dalle pareti laterali.
  • Scarsa visibilità. La nebbia e la tormenta sono fenomeni atmosferici tipici della stagione invernale. A differenza dei temporali estivi sono eventi più prevedibili ed evitabili ascoltando con attenzione le previsioni meteo nazionali e locali.  Soprattutto nelle zone aperte fuori dal bosco, dove non ci sono punti di riferimento, la scarsa visibilità può rendere l’orientamento assai difficoltoso. Procedere diventa oltremodo stressante e faticoso. E’ necessario non perdere la calma e, in caso di dubbi, ove possibile tornare sui propri passi. Alcuni strumenti possono venirci in aiuto come la carta topografica, la bussola, l’altimetro e il GPS. Come per l’ARVA, oltre ad averli con sè bisogna anche saperli usare.
  • Cornici. Le cornici sono degli accumuli di neve compressa che si formano quando il  vento soffia forte in un’unica direzione rispetto ad una cresta. Queste fragili strutture nevose, che possono raggiungere dimensioni anche di parecchi metri, quando sono aggettanti nel vuoto risultano particolarmente pericolose soprattutto in condizioni di poca visibilità. Può accadere infatti di non accorgersi di camminarci sopra e di rompere la cornice
  • Il freddo e il vento. L’azione combinata di questi due fenomeni può essere la causa di congelamenti anche gravi soprattutto nel caso si disponga di un abbigliamento inadeguato all’esposizione. Il vento infatti ha la capacità di togliere calore al corpo e quindi ci fa percepire una temperatura inferiore a quella reale (tabella effetto Wind Chill).

pericoli della montagna

Il più delle volte gli incidenti scaturiscono dalla compresenza in un periodo di tempo ristretto di pericoli oggettivi e soggettivi. E’ il caso ad esempio del distacco provocato di una valanga a lastroni: il pericolo oggettivo c’è ma è latente (lastrone instabile), sarà poi lo sciatore che, per inesperienza o errata valutazione della pericolosità del pendio, ne causerà il distacco rischiando di essere travolto dallo stesso. Partire da casa con un guanto bucato è un pericolo soggettivo che può portare al congelamento del dito se a questa imperizia si aggiunge una lunga esposizione al freddo!

Tutti quelli che si muovono in inverno fuori dai percorsi battuti è bene che siano consapevoli che la sicurezza assoluta al 100% non esiste. Anche usando tutte le dovute accortezze, qualche piccolo rischio purtroppo rimane e va accettato sempre con la consapevolezza dei propri limiti psicofisici, di quello che si fa e con un grande rispetto per quello che ci sta attorno.

Allora vi piace ancora la montagna invernale? A me si nonostante tutto, anche se mi fa sempre un po’ paura!